In questo periodo buio che l’Italia sta attraversando, vessata dalla crisi pandemica ed economica, vorrei ricordare una storia che rappresenta la capacità e la forza dell'Italia di rialzarsi di fronte alle difficoltà, quell'innata capacità di trasformare le situazioni svantaggiose in vittorie. Correva l'anno 1982 e in Lancia si studiava una nuova vettura per ritornare nel mondo rally. Il progetto era stato affidato all'ingegnere Sergio Leone sotto lo sguardo attento del direttore sportivo Cesare Florio, abile stratega e autore di una delle vittorie mondiali più belle di sempre. Siamo negli anni cui si affermano le Audi a trazione integrale, che dominavano da un paio d'anni nel mondiale rally. La scuderia italiana si presentò al via con una vettura a trazione posteriore e un pilota tedesco, Rohlr, che voleva semplicemente correre le tappe più belle, senza alcun interesse per la vittoria del mondiale piloti; perciò si immaginava per la Lancia un mondiale in salita dove avrebbero fatto solo da comparsa. Contro tutte le aspettative, grazie al genio italiano, quel mondiale passò alla storia. La tappa di Montecarlo è l'emblema di una strabiliante vittoria su un circuito difficile, dove potevano trovarsi tratti ghiacciati misti a tratti umidi (il peggio per una trazione posteriore). Cesare Florio giocò le sue carte migliori: spinse sulle autorità monegasche affinché si pulissero le strade per la sicurezza dei piloti, si inventò pit stop lungo il percorso per cambiare le gomme a seconda delle condizioni stradali e fece spargere il sale nelle curve più difficili. In questo modo, favoriti anche da un pilota esperto, la Lancia riuscì ad imporsi in una delle tappe più avvincenti. Nel rally di Corsica la Lancia la spuntò sulle tedesche 4x4 grazie allo studio attento del regolamento fia da parte di Cesare Florio, il quale, potendo iscrivere ben quattro auto alla tappa e approfittando dei problemi tecnici delle Audi, permise alla Lancia di monopolizzare i primi posti della classifica e portare a casa punti importati. Anche nella tappa della Grecia, grazie alla bravura di Rohlr e ad un pizzico di fortuna, la scuderia italiana piazzò un’importante doppietta. Nella tappa del rally di Finlandia Rohlr decise di non partecipare ma la 037 si piazza comunque terza con alla guida Markku Alen e racimolando importanti punti per la classifica finale. In seguito Rohlr dichiarerà di odiare i salti della pista finlandese e che se avesse amato volare, avrebbe fatto con piacere il pilota di aerei. L'ultimo importante appuntamento del campionato del mondo di rally era San Remo, un circuito nel quale si alternavano strade sterrate a tratti asfaltati, e dove la polvere alzata dalle vetture rimaneva in aria così a lungo da creare problemi alle auto successive. In questa tappa ancora una volta entra in gioco il genio italiano, Cesare Florio, ad assicurare la vittoria. Egli mandò dei camion a pulire la strada, ottenendo però scarsi risultati. Così si inventò una semplice scusa per aspettare qualche minuto in più al via, in modo che la polvere si diradasse e i piloti avessero visuale libera. La lancia giocava in casa, ci teneva a vincere e con un pilota dalle grandi qualità, ma un po’ svogliato, dominò il rally di San Remo trionfando matematicamente nel mondiale Rally. La sfavorita 037 aveva battuto i giganti della trazione integrale, quei tedeschi tanto odiati che oggi, forse, vogliono farci pagare le umilianti sconfitte subite in passato; gli stessi tedeschi che oggi pensano di essere migliori di noi. 𝑄𝑢𝑎𝑙𝑐𝑢𝑛𝑜 𝑑𝑖𝑟𝑎̀ 𝑐ℎ𝑒 𝑒̀ 𝑠𝑡𝑜𝑟𝑖𝑎 𝑒 𝑐ℎ𝑒 𝑛𝑜𝑛 𝑏𝑖𝑠𝑜𝑔𝑛𝑎 𝑣𝑖𝑣𝑒𝑟𝑒 𝑛𝑒𝑙 𝑝𝑎𝑠𝑠𝑎𝑡𝑜, 𝑚𝑎 𝑠𝑒𝑐𝑜𝑛𝑑𝑜 𝑚𝑒 𝑒̀ 𝑝𝑟𝑜𝑝𝑟𝑖𝑜 𝑑𝑎 𝑞𝑢𝑒𝑠𝑡𝑒 𝑔𝑟𝑎𝑛𝑑𝑖 𝑖𝑚𝑝𝑟𝑒𝑠𝑒, 𝑓𝑟𝑢𝑡𝑡𝑜 𝑑𝑒𝑙 𝑔𝑒𝑛𝑖𝑜 𝑖𝑡𝑎𝑙𝑖𝑎𝑛𝑜, 𝑎 𝑐𝑢𝑖 𝑑𝑜𝑣𝑟𝑒𝑚𝑚𝑜 𝑖𝑠𝑝𝑖𝑟𝑎𝑟𝑐𝑖 𝑒 𝑡𝑟𝑎𝑟𝑟𝑒 𝑖𝑙 𝑚𝑒𝑔𝑙𝑖𝑜 𝑝𝑒𝑟 𝑖𝑙 𝑛𝑜𝑠𝑡𝑟𝑜 𝑓𝑢𝑡𝑢𝑟𝑜. - Rocco Marchetto
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Maggio 2020
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